Vivi tra Modena e Reggio Emilia e avete una domenica libera? Non passarla dentro a un centro commerciale, riscopri la natura a un passo da casa. Ecco il nostro racconto di una straordinaria gita domenicale!
E’ arrivata di nuovo domenica e negli ultimi giorni abbiamo pianificato un nuovo giro sull’appennino tosco-emiliano.
Facciamo rotta per Ligonchio e una volta arrivati svoltiamo in via Ravinella dove l’asfalto lascia il posto ad una strada sterrata. Dopo 6,9 km giungiamo a Presa Alta, dove c’è un piccolo sbarramento del torrente Ozola, qui parcheggiamo vicino a una casetta di legno e raggiungiamo la sbarra di ferro. Si ok scritto così sembra tutto facile vero? Quello che non abbiamo ancora detto è che noi viaggiamo con 3, si avete letto bene, 3 cani. 2 dei quali soffrono di “vomitosi da auto”!
Sono Freyja, la maggiore. Macchia e Mirtilla, sorelle vomitose esagitate. I viaggi in macchina con loro fanno quasi passare la voglia di organizzarli…
Inizia così ufficialmente, dopo varie soste causa vomito, il nostro cammino sulla carrareccia dal fondo terroso e ben battuto, mantenendo il torrente Ozola sulla nostra destra, sentiero 629.
La strada qui è facile e piena di tornanti, sempre in salita ma adatta a tutti, interamente all’ombra grazie ad una faggeta che incanta gli occhi così tanto che lasciando correre lo sguardo tra gli alti fusti degli alberi sembra di essere in un labirinto magico.
Dopo 30 minuti di cammino ignoriamo appositamente la scritta “rifugio Bargetana” su una tavola di legno che manda diretti nel fitto della boscaglia e proseguiamo lungo la forestale fino a un ponte di legno, qui svoltiamo a sinistra sul 629A anche detto “Sentiero Glenda”.
Questo percorso alternativo alla strada forestale era il sogno di Glenda, una ragazza appena ventottenne scomparsa in un incidente stradale nel 2010. Amava definire i boschi che dalla località Forcone conducono al rifugio Bargetana come “un angolo di paradiso”. Glenda gestiva con dedizione e passione il Rifugio Bargetana. Tredici mesi dopo l’incidente i genitori e gli amici più cari hanno realizzato il suo sogno nel cassetto: l’attuale sentiero 629A a lei dedicato.
La salita è impegnativa, ma mai difficile, c’è anche una panchina a metà del percorso dove ci fermiamo a prendere fiato.
Superiamo il rifugio, buttando un occhio al menù appeso alla porta, già pregustando e immaginando il premio alla nostra fatica giornaliera, tenendo direzione Passo Lama Lite (633) troviamo a destra il sentiero 631 per il lago Bargetana (1769 m), nelle cui acque si specchia il Monte Prado (2054 m), la nostra meta finale.
Il prato circostante il lago è ricoperto da piante di mirtilli e non resistiamo alla tentazione di raccogliere qualche manciata. L’aria è densa di profumo di frutti di bosco, un’odore di buono incredibile e intenso. L’odore della crostata delle nostra nonna, Odore di gioventù e di ricordi dolci.
Macchia, Freyja e Mirtilla apprezzano molto la sosta al lago e ne approfittano per rinfrescarsi e nuotare un pò vicino alla riva.
E’ adesso che inizia la salita, quella vera, il sentiero si vede molto bene e si prende lasciandosi il lago sulla sinistra e puntando alle cime che sovrastano il lago
Arriviamo al bivio di crinale e proseguiamo a sinistra sul sentiero 00.
Le nuvole, queste nuvole, sono come certi pensieri: ti toccano veloci e non ti lasciano il modo di metabolizzare nulla, ti travolgono dolci e ti trapassano non curanti. Sono nuvole veloci e un po’ dispettose, minacciano pioggia oppure scoprono il sole qualche istante come per farti una pernacchia.
Ma sono nuvole belle, creano atmosfera e movimento e ti fanno sentire vivo. Quando sei sul crinale hai la fortuna di essere a contatto con qualcosa che da giù – dalla radura – puoi solo guardare e immaginare.
La salita è tosta, ci sono i sassi ed è molto ripida. Freyja continua a tirare come una pazza perché lei è la vera “drogata” della vetta. Deve arrivare prima di tutti e prima di tutto! Saliamo per circa 30 minuti con due piccole pause per prendere fiato.
In vetta le foto sono di rito. Siamo soli a goderci questa solitudine e a respirare le nuvole che continuano a girarci intorno. Soli, in cima alla nostra vetta, con i nostri cani e con tutta la felicità che questa giornata ci ha regalato.
Raggiungiamo il Rifugio Bargetana dopo un’ora circa di discesa.
Mentre mangiamo ci sorprende il temporale e troviamo riparo sotto ad una tettoia.
Rimaniamo li, a fissare la pioggia e a chiacchierare con gli altri amanti della montagna. Mangiamo torte e beviamo Mirtillino fino a quando un sole timido filtra tra le nuvole e ci invita a rimetterci in marcia con le gambe un po’ stanche.
Un’ora e 40 di cammino per arrivare alla macchina dove le cucciole si addormentano immediatamente mentre a noi spetta un viaggi di rientro più tranquillo dell’andata perché loro dormono e le nostre gambe e i nostri occhi sono finalmente sazi.