Di cosa si parliamo qui?
“The Vagina Monologues” sono un’opera teatrale di Eve Ensler. L’opera ha debuttato per la prima volta in America nel 1996.
Quando è nato il progetto era l’autrice a recitare i monologhi delle donne che lei stessa intervistava.
Negli anni si è trasformato e i Monologhi della Vagina sono stati rappresentati in tutto il mondo come simbolo contro la violenza sulle donne.
Come?
Dando la possibilità a tutte le donne di mettere in scena queste opere senza essere necessariamente attrici teatrali.
Eve ha intervistato nel tempo oltre 200 donne – di tutte le età, razza e religioni – chiedendo loro di parlare della loro Vagina, dell’idea che avevano del sesso, delle loro relazioni amorose e della violenza subite.
Inizialmente intervistava amiche o parenti o amiche di amiche poi, come per magia, il suo progetto ha preso forme importanti e diverse.
La volontà dell’autrice è quella di valorizzare la Vagina, sdoganarla e celebrarla in tutta la sua bellezza e unicità.
Pensateci, non la si chiama mai con il suo nome proprio.
Nessuno dice la parola “Vagina”.
A seconda della città o della regione assume nomi assurdi quasi come se chiamarla con il suo nome proprio fosse una vergogna.
I Monologhi della Vagina parlano di…VAGINE!
Vagine felici e vagine arrabbiate.
Quelle che hanno subito abusi oppure quelle vergognose e timide, vagine che sanno godere e vagine che hanno paura di godere.
Vagine che hanno dato alla luce bambini e vagine che hanno subito torture e mutilazioni.
La vagina diventa finalmente la rappresentazione della Donna.
Ogni Vagina è unica, così come donna è unica. La Vagina è donna! E ogni donna dovrebbe imparare a guardare ed amare la propria Vagina.
Cos’è il V-Day e perché è legato ai Monologhi della Vagina?
Nel 1998 i Monologhi si trasformarono in un vero e proprio movimento contro la violenza sulle donne.
Nasce così il V-Day: un movimento globale che ha lo scopo di eliminare ogni forma di violenza subita dalle donne di tutte le età.
V sta per Vagina, Vittoria e Valentino.
Valentino perché è proprio il 14 Febbraio 1998 che Eve rappresentò per la prima volta i Monologhi a scopo benefico, a New York.
Chi partecipa al V-Day crede fortemente che l’arte abbia la capacità di modificare il pensiero e ispirare le persone ad agire e che il cambiamento sociale e culturale duraturo è trasmesso da persone normali che fanno cose straordinarie.
Negli anni molti stati e molte città hanno aderito a questo movimento, uomini inclusi.
Pensate, nel 2006 sono stati organizzati in tutto il mondo circa 2700 V-Day, di cui uno in Italia a Trieste.
Nel 2007 è stato organizzato a Modena e nel 2017 a Reggio Emilia.
Quest’anno, grazie a Barbara Buono e Michele Paladino, il teatro di Maranello ha ospitato questa performance del Gruppo Informale Maranellese e dintorni, del quale anche noi facciamo parte.
Giulia ha interpretato il monologo intitolato “La mia vagina era il mio villaggio”, la testimonianza di una donna vittima di stupro in Bosnia.
Marco, insieme a Francesco, nel monologo “Sono un uomo” hanno rappresentato due uomini che, dopo aver impersonificato i luoghi comuni sulla disparità dei sessi, giungono – dopo una cruda riflessione – a una morale inaspettata.
Tutti possono partecipare attivamente all’organizzazione e alla realizzazione di questo spettacolo. Non serve essere attori professionisti e non è necessario essere registi, serve solo il cuore e un pizzico di coraggio.
Il teatro unisce le persone, le mischia, le scompiglia, le lancia su nel cielo e le ributta a terra e questo mix fantastico si emoziona e fa emozionare.
Nella costruzione de I Monologhi della Vagina si toccano corde dell’anima che coinvolgono e stravolgono emotivamente e moralmente.
I giorni di ritrovo diventano luogo di incontro e confronto.
Un luogo dove ci si incoraggia, ci si ascolta e dove gli sguardi si fondono e sono tutti puntati verso un unico obiettivo.
Dare vita a una serata come quella alla quale abbiamo avuto la fortuna di partecipare è un vanto.
Non solo perché è un atto che risuona nel mondo come una preghiera fatta insieme, da noi attori ma anche dalle 380 persone sedute in sala, ma anche perché il ricavato è stato devoluto al nostro Centro Antiviolenza Distrettuale.
Qualche dato relativo agli abusi in Emilia Romagna:
Nel 2018 sono state accolte nel centro modenese 424 donne, di cui 26 residenti nel distretto ceramico.
Femminicidio.
Il dato della regione Emilia Romagna nel 2017 è di 8 vittime su 112 totali in Italia. La nostra regione è quindi quinta in classifica nazionale.
L’augurio più bello che possiamo farvi è di uscire dalla vostra confort zone e scoprire che, al di là della paura del palco o del semplice fatto di esporvi in pubblico, c’è la vita e c’è la possibilità di far del bene.