Comincia da San Pellegrino in Alpe il nostro trekking sul sentiero 00, lunga la meravigliosa Alta Via dei Parchi.
San Pellegrino in Alpe è diviso fra due regioni, i comuni sono quelli di Castiglione di Garfagnana e Frassinoro.
In questo gioiello dell’Appennino tosco emiliano un tempo fu eretto un santuario a guardia dei ducati di Modena e Lucca.
Il Santo da cui prende il nome il paese abitato più alto del comprensorio ha una storia alquanto singolare, ed è tra i motivi che ci hanno fatto scegliere San Pellegrino in Alpe come punto di partenza per il nostro nostro trekking sul sentiero 00.
Qual è la sua storia?
Scopriamolo insieme!
Di cosa si parliamo qui?
Siamo in Scozia nel VII secolo, Pellegrino è un giovane principe con un regale futuro. Ma all’età di quindici anni resta orfano e vestito dei soli panni da viandante decide di abbandonare il palazzo reale e recarsi in Palestina per onorare il Santo Sepolcro.
In terra Santa diventò famoso per i suoi miracoli. Passò 42 anni nel deserto resistendo a ogni tentazione che il Diavolo gli poneva davanti.
Tornò quindi in Europa e intraprese una grande opera di evangelizzazione.
Passò per Roma e Ancona dove sono riportate testimonianze dei suoi miracoli.
Al calar della vita decise di trovare un luogo isolato dove meditare e pregare, giunse così in questo paese tra Modena e Lucca.
Se vuoi farti un’idea della magia che si respira nel piccolo paese di San Pellegrino in Alpe, questo il link alla webcam!
Trovò per casa un grande Faggio con il tronco cavo e per anni si nutrì di sole radici e frutti che crescevano nella zona.
Fino alla veneranda età di 97 anni continuò a esser tentato inutilmente da insidiosi demoni che tentavano di allontanarlo da Dio. Una volta il Diavolo, così irritato dalle sue continue resistenze, lo schiaffeggiò talmente forte da farlo roteare su se stesso per tre volte!
Non è un caso che i grande asceti scelgano spesso la montagna come rifugio e si avvalgano dell’aiuto dei grandi Maestri: gli alberi.
C’è qualcosa in questo binomio che eleva l’anima e porta a una introspezione molto profonda.
Questo tema è a noi molto caro, ne abbiamo parlato nell’articolo dedicato alla Quercia oppure nell‘articolo legato alla magia del Noce.
Il santuario di San Pellegrino in Alpe è tagliato longitudinalmente in parti uguali dalla linea di confine che divide le due regioni, Emilia Romagna e Toscana.
Ma non è l’unica “linea” presente su questo terreno, avete mai sentito parlare delle Ley lines?
Le Ley lines o linee sincroniche sono fasci di energia sottile in grado di canalizzare e catalizzare le enormi forze dell’Universo.
Fin dai tempi antichi nei luoghi percorsi da queste linee energetiche sono sorti i Menhir, antenne di pietra costruite con l’intento di gestire e usare queste forze in modo da elevare la vibrazione dei rituali svolti.
La superficie terrestre ha dei punti energetici, zone nelle quali si registrano accadimenti particolari.
Le linee sincroniche uniscono questi punti, creando così una griglia energetica della Terra.
Numerosi templi e santuari sono stati costruiti sulle Ley lines perché luogo di sogni profetici, guarigioni e miracoli.
Le piramidi, Stonhenge, l’Isola di Pasqua, Machu Picchu, sono attraversati da Ley lines.
Quando ci posizioniamo su una Ley line possiamo diventare un contenitore di esperienze elaborate da ogni specie vivente. Al contempo possiamo immettere in questo flusso un pensiero forma positivo che vogliamo propagare affinché possa far del bene.
Se intendi intraprendere una meditazione su una Ley line ecco i nostri consigli.
Posizionati comodo restando in ascolto e chiedendo il permesso di entrare in questo flusso dove spazio e tempo non esistono.
Immetti nel flusso solo Amore, e ascolta cosa ti arriva di rimando.
Può essere Amore per la madre Terra, per la razza umana o per il regno vegetale.
Resta il tempo che senti, non porti nessun obiettivo, all’interno di una Ley line le cose vanno in modo diverso e l’orologio non scorre con la stessa velocità.
Quando avverti che sei rimasto a sufficienza congedati portando le mani sul petto e immagina con questo gesto di uscire dal flusso di energia che scorre lungo la Ley line.
Potevamo scegliere un punto di partenza migliore per il nostro trekking sul sentiero 00, lungo l’Alta Via dei Parchi?
Dal centro di San Pellegrino in Alpe prendi il sentiero 50 che ti collega direttamente con il sentiero 00.
Dal santuario cerca o chiedi indicazioni per il giro del Diavolo, nel caso non trovi la freccia del CAI per il sentiero 50.
Il sentiero si immerge subito in una meravigliosa faggeta, è qui che San Pellegrino si recava a meditare e pregare.
Cerca di assorbire tutta la vitalità di questo luogo, ne avrai bisogno lungo il percorso.
Fu l’energia del faggio ad accompagnare le riflessioni del Santo e a fargli scegliere questo posto come luogo di rigenerazione e meditazione.
Esci dalla faggeta e troverai la mulattiera che porta al giro del Diavolo.
In questi luoghi San Pellegrino resistette alle tentazioni del demonio. Ogni anno salgono fin qui i pellegrini in segno di devozione e penitenza portando un sasso rappresentante simbolicamente il loro peccato e lasciandolo nel grande cumulo visibile a notevole distanza.
Il giro del Diavolo è un ottimo giro se non vuoi fare troppa fatica e goderti il panorama, dura circa 1h30’ e ha un dislivello di 100 metri.
Sulla mulattiera trovi le prime indicazioni dell’Alta Via dei Parchi, sentiero 00.
Un altro verde bosco ti ospiterà tra le sue fronde e ti condurrà fino alla cima del monte Romecchio.
Dopo una breve discesa ecco iniziare il percorso roccioso lungo le creste delle cime di Romecchio.
Da questo crinale puoi notare sul versante modenese delle belle conche ricche di acquitrini che sovrastano la immense faggete di Rio delle Fontanacce, mentre in lontananza si staglia il singolare profilo del sasso Tignoso.
I tuoi sforzi saranno ripagati dall’ampiezza della vista una volta giunto in cima.
La Cima dell’Omo deve il nome al fatto che un tempo sulla sua sommità c’era una piccola piramide di pietra.
Questi cumuli, che servivano da cippo di confine, in diversi dialetti settentrionali vengono chiamato omo o anche ometto. Altre fonti affermano che fino a non troppo tempo fa, sulla cima di questo monte si trovava una statua in pietra raffigurante un uomo.
Attraversate ora le pietraie lunari dei Campi di Annibale fino al passo della Boccaia.
Noi abbiamo dormito qui, e queste sono le foto del nostro bivacco.
I Campi di Annibale è uno dei luoghi preferiti di Giulia sull’Appennino Modenese. Dopo alte cime e cielo infinito si scende in questa valle protetti da sassaie e coccolati da soffici manti erbosi.
Troverai un ruscello nel quale poterti lavare, come abbiamo fatto noi. L’acqua è fredda ma dopo una lunga giornata di sole e cammino sarà un piacere immergerti e rigenerarti. Inoltre, se sarà stagione, campi di mirtillo ti attendono per la tua colazione del mattino e il sole arriverà presto a scaldare la tua tenda. Durante tutta la camminata invece attraverserai distese di lamponi che sapranno darti carica ed energia. Fermati ogni tanto a gustare i frutti di Madre Natura, non dare per scontato ciò che i tuoi occhi vedranno, la tua bocca potrà mangiare e il benessere che ti viene regalato.
Madre Natura si offre a te senza chiedere nulla in cambio. Sii rispettoso e amala incondizionatamente come lei fa con te, ogni istante.
Se volete scoprire come prosegue il nostro trekking, qui trovate la seconda tappa: dal Lago Santo alla Val di Luce
Info utili:
copyright by ambiente.regione.emilia-romagna.it
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