Da diverso tempo si sente parlare delle campane tibetane.
Apparentemente molto facili da usare e banali, sono invece uno strumento antichissimo e potentissimo.
Conoscerle, sapere “perchè e come funzionano” è essenziale.
Al di là di ciò che ci arriva e del risultato che invece non va analizzato, decidere di fare un massaggio sonoro con le campane tibetane è un regalo meraviglioso da fare e un dono di amore verso noi stessi.
Di cosa si parliamo qui?
Le campane tibetane vengono dalla tradizione buddista, nella zona tra la Mongolia e il Nepal.
Anticamente non venivano affatto usate allo scopo del massaggio vibrazionale terapeutico.
Le ciotole tibetane buddiste, normalmente di diametro inferiore a quelle che oggi usano gli operatori olistici, venivano utilizzate per benedire la casa o il luogo di lavoro e di culto.
Tre rintocchi acuti in ogni angolo della stanza per creare buone vibrazioni.
Quelle di origine giapponese erano invece utilizzate per la meditazione, suonate sempre a rintocco come dei piccoli gong, o strisciando il batacchio come suono base per intonare un mantra.
In alcuni casi venivano utilizzate anche come contenitore per cibo e bevande.
Le campane tibetane erano considerate oggetti sacri e preziosi, perché battute a mano dai monaci con una lega di sette metalli.
Ecco il perché di un aspetto un po’ puntellato: le battute venivano poi levigate a mano.
Ma perché proprio 7 metalli?
Si trattava di corrispondenze con i pianeti (almeno quelli allora conosciuti) secondo le teorie di alchimia esoterica.
La corretta proporzione e l’ordine dei metalli avrebbe apportato anche benefici sottili. Concetti che ritroviamo anche oggi in astrologia archetipica.
“7 leghe sopra al Tibet” suona come un titolo di un romanzo d’avventura. È quindi leggenda o realtà?
Albert Rabenstein, studioso di musica e produttore di strumenti a scopo terapeutico dal 1987, ci racconta che si tratta effettivamente di un processo alchemico in cui si fondono metalli dando loro forma e misura.
Alternando alte temperature e acqua fredda si crea una tensione interna del metallo, che deve poi essere intonato.
Il suono fondamentale deve ampliarsi in un accordo dal rapporto armonico.
Alla fine della lavorazione, non è tanto importante la lega dei metalli, quanto la manifestazione delle 7 energie fondamentali.
Si tratterebbe di un errore di traduzione, dove “lega” sta per “relazione”, non “metallo”.
Ecco che allora tutto prende un altro significato: anche secondo gli studi esoterici di geometria sacra, si parla di armonia universale, che manifesta le 7 energie fondamentali.
In altre parole si cerca la risposta alla domanda “Come funziona la matrice armonica universale?”.
Si cerca il principio chiave, matrice della creazione e quindi dell’evoluzione di tutte le cose naturali.
Se universale, è applicabile anche a noi e quindi è la chiave stessa della terapia.
Sfatiamo un altro falso mito: una campana non viene definita “armonica” se intonata a 432 hz.
“Armonica” significa che i suoni che produce rispecchiano il pattern aurico, a prescindere dalla nota base.
La rappresentazione matematica grafica delle onde è una conchiglia e si riassume nel numero aureo phi φ 1,62 studiato dai più grandi filosofi e artisti di tutti i tempi, da Platone a Fibonacci, da Leonardo a Bach.
Sembra un’informazione inaccessibile, ma in realtà è più semplice di quanto tu possa credere: a questo proposito ti consiglio la visione del cortometraggio Disney “Paperino e la Matemagica”, che riporto a fine articolo. Non solo è comprensibile, ma è anche divertente!
Per suono armonico si intende quindi un accordo di almeno 3 suoni (o più) prodotti simultaneamente secondo una specifica proporzione di intervalli (1-8-5-8-3-7-8) detti pattern armonici.
Le campane tibetane si suonano grazie a un batacchio di legno morbido, con un lato rivestito di pelle di renna.
Colpendo dolcemente la campana con il legno si ottiene un battito, che come un piccolo gong rilascia il suono fondamentale della ciotola.
Ruotando il batacchio rivestito di pelle sul bordo della campana si ottengono i cosiddetti suoni armonici, un suono più corposo e duraturo. Sono proprio i suoni armonici gli artefici della trasformazione.
Durante il suono si creano delle vibrazioni che creano onde di tipo “alfa” e “theta”.
Mentre la frequenza di veglia attiva si trova nel campo delle onde “beta”, le onde alfa sono tipiche dello stato di calma e meditazione, e le onde theta sono associate al rilassamento profondo della dormiveglia.
Durante una seduta si riesce a vivere questi stati di profondo rilassamento in stato cosciente in cui ci si permette di lasciare andare ciò che non serve e riequilibrare le energie.
Le campane tibetane vantano una tradizione antichissima e il loro utilizzo inizialmente non aveva nulla a che vedere con i chakra o gli huajijei (punti energetici cinesi).
Circa 1200 anni fa venivano usate principalmente come atto sacro con funzioni religiose di richiamo alla preghiera e per intonare i mantra.
Solo successivamente si è studiato l’effetto del suono sul corpo e si è sperimentato che alcuni punti del corpo sono adatti al massaggio vibrazionale.
Ecco che capiamo il motivo per cui gli operatori stessi utilizzano diverse tecniche di suono:
– il bagno sonoro, in modalità “concerto” spesso ascoltato in gruppo e associato a meditazioni e mantra
– il massaggio sonoro, individuale, con contatto della campana sul corpo
Mentre suonano, le campane tibetane vibrano esse stesse, e sono in grado di trasmettere la vibrazione al corpo su cui poggiano.
Ad esempio possiamo poggiare una campana sulla pancia sopra l’ombelico e già da subito notiamo una variazione del respiro. L’addome, oltre ad essere il baricentro fisico, è anche il contenitore dei nostri visceri, e il luogo dove troviamo il massimo apporto di liquidi.
L’operatore darà luogo a quella che io definisco danza in concerto: sposterà una o più campane lungo il corpo in base alla variazione del suono emesso dalla campana e al feedback del corpo stesso.
Il profondo rilassamento del corpo, nel respiro, nel tono muscolare e nell’attività cerebrale, permette il rilascio di tensioni non necessarie. Il suono è potentissimo ed è in grado di insinuarsi a livello cellulare, dove entra in risonanza con il pattern aurico per dar luogo alla sua magia.
Normalmente una seduta di massaggio sonoro armonico può durare un’ora, anche combinando le campane tibetane con altre tecniche come diapason vibrazionali o toning della voce. Il costo può variare dai 30€ ai 60€, anche in base al tipo di campane utilizzate, se antiche o certificate armoniche.
Sconsiglio l’applicazione di campane, gong e tamburi su donne in gravidanza. Il feto è estremamente sensibile al suono già nelle prime settimane e risponde con tutta la sua fragilità agli stimoli.
Raccomando quindi di utilizzare sempre i toni più gentili e delicati con mamme e neonati. Si possono usare ninna nanne o adagi molto dolci per espandere la donna incinta o aiutarla nel momento del parto. Ma raccomando cautela, perché il suono è uno strumento potentissimo.
E’ inoltre controindicato suonare la campana direttamente sul petto a chi indossa pacemaker per evitare risonanze.
Questo non significa che si debba evitare in toto di ascoltarne il suono. Come abbiamo già visto in precedenza, la campana tibetana può essere ascoltata anche nel contesto di un bagno sonoro a distanza. Anche durante il massaggio sonoro individuale la campana può essere suonata in prossimità del corpo aurico senza contatto diretto con il corpo fisico.
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